lunedì 29 febbraio 2016

Scheda "Gesù annuncia la Misericordia di Dio" (Enzo Bianchi)

 PILLOLE DI MISERICORDIA                                                                                   “Gesù annuncia la misericordia di Dio” Enzo BIANCHI
1)    La misericordia, inciampo e scandalo  per i credenti: la misericordia scandalizza le persone più religiose che fanno la fatica più grande per essere giusti e finiscono col credersi giusti. Il motivo principale della condanna a morte di Gesù può rinvenirsi nella sua misericordia, per aver predicato la misericordia di Dio in un modo che scandalizzava i giudei, destabilizzando l’immagine di Dio che loro avevano dentro di sé, che aspesso arrivava a dare a Dio un volto perverso,  come qualche volta ha fatto la Chiesa stessa. Benedetto XVI  ebbe il coraggio di dire che l’immagine di Dio che la Chiesa spesso ha dato agli uomini è stata causa di  ateismo più delle ideologie del secolo scorso.
2)    La motivazione dell’anno giubilare: a) mutare il volto di Dio non misericordioso che ancora qua e là è predicato nello spazio ecclesiale ( tendenza alla condanna in nome della giustizia di Dio, come se quest’ultima fosse una giustizia umana).  Nel Vangelo e nella predicazione di Gesù la misericordia non è cosa diversa ma è immanente alla giustizia di Dio, come già i profeti dicevano. (v.Osea, in cui Dio rimprovera il popolo di Dio dicendo che dovrebbe castigarlo ma non può perché il cuore si ritorce contro di lui, invitandolo a perdonare il popolo). In ebraico la misericordia è espressa con un termine che indica le viscere femminili, l’utero, uno spazio riservato ad un altro e significativamente nella ns. cultura dove c’è un sentimento profondo passionale, noi facciamo riferimento alle viscere materne; il che ci permette di dire di Dio che ha un padre con le viscere materne,  il suo amore è come quello di una madre che non può rinnegare il figlio;                                                                                                                                   b) attenuare il rigore riguardo ad alcune situazioni familiari:  la Chiesa ha nei vangeli un’affermazione molto esplicita e dura di Gesù riguardo al divorzio, tale che ammette la separazione che non è peccato anzi in certi casi è doverosa (Papa Francesco) per non danneggiare i coniugi e i figli ma esclude la possibilità di un nuovo matrimonio (indissolubilità del matrimonio). A fronte di questo rigore dottrinario, oggi la Chiesa si interroga se nel nuovo contesto culturale caratterizzato dall’autonomia e dall’emancipazione della donna in cui la separazione è molto frequente, sia per la superficialità delle storie di amore e la leggerezza o immaturità con cui si affronta il matrimonio sia per la maggiore difficoltà di viverlo in sintonia, che porta ad una situazione di estraneità dell’uno verso l’altra, in questo contesto in cui dalla separazione nascono storie d’amore più autentiche della prima,  non sarà possibile col passare del tempo, riscontrando l’autenticità di queste nuove storie, ammettere che queste coppie  divorziate non solo appartengono alla chiesa ( e questo dovrebbe essere scontato anche se certi atteggiamenti ecclesiali non vanno in questa direzione) ma possano, a certe condizioni e dopo un cammino di preparazione, essere ammesse alla comunione, per non privarle dell’eucarestia nel cammino verso il Regno? Questo argomento all’attenzione del Sinodo sulla famiglia non significherà cambiare una verità di fede fondamentale ( indissolubilità del matrimonio) ma esaminare queste situazioni in un’ottica di misericordia ( v. la possibilità per coloro che rinunciano al sacerdozio o ad una vocazione religiosa di fare la comunione).
3)    Come Gesù concepiva la misericordia; la parabola del padre misericordioso:     Luca cap. 15, (Parabola impropriamente chiamata  “del figliol prodigo” mentre in realtà il vero prodigo è il padre).  Gesù nella sua vita itinerante incontrava i peccatori pubblici/pubblicani, cioè coloro che hanno peccati che si vedono. Gesù frequentava le prostitute e sceglieva  i suoi discepoli tra i pubblicani, procurandosi il disprezzo dei farisei, che si sentivano “separati” dagli altri in virtù della loro scrupolosa  religiosità; gli scribi, invece erano i teologi, gli esperti della Legge. Gesù destabilizza queste categorie, arrivando a dire di non essere venuto per i giusti ma per i pubblicani e le prostitute che addirittura avrebbero preceduto scribi e farisei nel regno dei cieli.
4)    Un uomo aveva due figli. Gesù motiva questo suo atteggiamento con la parabola del Padre misericordioso, che si apre con la dizione  molto generica “Un uomo aveva due figli”,  un uomo, ad evidenziare che la parabola è rivolta a tutti, non si parla di una speciale ma di un uomo in genere, non identificato neanche come Giudeo o credente, ma semplicemente come uomo, e stranamente non si menziona la madre, alludendo alla diversità di situazioni che possono presentarsi in una famiglia ( forse la moglie era morta o  lo aveva abbandonato?).

5) La scelta del figlio più giovane e l’atteggiamento del padre                                              Il più giovane rivendica la parte che gli spetta, prima ancora che il padre sia in punto di morte, atteggiamento che si ripropone spesso anche ai giorni nostri: il padre accetta e divide tra i due figli le sue sostanze ( in greco “divise tra i due la sua vita”), dimostrando di essere un padre diverso dagli altri perché accetta la richiesta lasciando libero il figlio di fare le sue scelte. Tramutate le terre in denari il figlio parte e va in una regione lontana dove vive in una maniera dissoluta (meglio “insensata”), abbandonandosi ai piaceri della vita.   Piaceri che vissuti con giudizio, rispettando la propria libertà e quella degli  altri non sono di per sé un male; evidentemente quel giovane è andato via di casa perché cominciava a sentire quell’ambiente un po’ stretto, come succede spesso anche  ai giovani  che , per un desiderio di libertà, abbandonano la casa ma poi si perdono.                                                                                                           6). La partenza: una scelta di libertà. Nel testo greco, dopo che aveva dissipato la sua ricchezza, letteralmente si legge  “ Allora andò e si attaccò ad uno degli abitanti di quella regione ; avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i maiali, ma nessuno gliene dava”  descrizione che costituisce una pennellata straordinaria, perché sottolineata il degrado e l’isolamento in cui con la sua condotta era caduto, al punto che nessuno gli dava neanche le carrube, di cui in abbondanza si cibano i maiali, che per gli ebrei e per i mussulmani erano gli animali immondi per eccellenza; Gesù evidenzia che tra i bisogni fondamentali dell’uomo non c’è solo il cibo ma la vicinanza di qualcuno che lo porga ( v. esperienza del bambino con la madre prima dello svezzamento), sottolineando l’importanza del preparare da mangiare come segno di affetto verso il commensale. Quel figlio, in quella condizione era diventato un uomo senza dignità, maledetto dalla legge perché mangiava con i.porci.                                                               7).Il ritorno: una decisione di opportunità e furbizia. Toccato il fondo quel giovane cominciò a pensare a se stesso, di fronte all’alternativa di peggiorare quella situazione o cercare di porvi riparo, ponendosi delle domande e facendo, spinto dalla necessità, una scelta che non esprime pentimento ma solo furbizia e opportunismo: quella di tornare dal padre e chiedergli ( quasi un comando) di trattarlo come un servo, condizione senz’altro migliore di quella in cui si trovava.  Questo atteggiamento si rinviene spesso anche nelle nostre storie sbagliate, perché il pentimento è indotto normalmente da due circostanze, la prima è se l’azione compiuta provoca un danno alla salute (paura), la seconda è se gli altri scoprono il peccato commesso (vergogna);  ma se non ricorrono queste due circostanze, si continua a perseverare nel peccato.                                                                                                            8).L’inconsueto comportamento del padre.  Gesù continua il racconto: “ Si alzò e s’incammino verso suo padre; quando era ancora lontano, suo padre lo vide, fu preso da viscerale compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse : ‘Padre ho peccato contro te e contro il cielo, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Il fatto che è il padre a vederlo, e non la madre, evidenzia che questo è un padre con viscere materne (viscerale compassione, una stretta alle viscere), che gli va incontro, lo abbraccia, lo bacia.                                                                           9). Il momento della conversione. Il padre non gli permette di dire “ trattami come un servo”. Questo è il  momento della conversione, perché solo allora il figlio, di fronte all’amore gratuito di suo padre, capisce che il padre non corrispondeva all’immagine che lui aveva e che in effetti lui non l’aveva mai conosciuto.  Una descrizione poco corrispondente a come oggi sarebbe vissuta questa situazione: la madre si sarebbe accorta del ritorno del figlio e sarebbe andata dal padre ad intercedere per lui, il padre chiuso in una stanza le avrebbe detto di mandarglielo, dopo di che gli avrebbe fatto una paternale, mettendolo per un certo periodo alla prova, secondo i criteri della giustizia umana.                                                                   10).La giusta sequenza. Subito dopo il padre intima ai servi di vestirlo con l’abito più bello, di mettergli l’anello simbolo della riacquistata dignità e di preparare  la festa per il ritorno: in effetti appare come una figura di padre molto strana.     Attenzione la sequenza peccato, castigo, perdono con cui molte volte viene commentata questa parabola, non ne è la giusta chiave di lettura anzi è una perversione  del messaggio di Gesù; la giusta sequenza mostrata da Gesù è peccato, perdono, conversione, perché noi da soli non ci convertiamo ( v. Geremia “Signore convertimi, ed io mi convertirò”).                                                                                   11). Le recriminazioni del figlio maggiore. La parabola poteva concludersi qui e già diceva molto sull’amore infinito di Dio e sulla sua misericordia, ma Gesù continua “ e cominciarono a fare festa. Ora suo figlio, il più anziano era in campagna e quando venendo s avvicinò a casa sentì le musiche e le danze. Chiamato uno dei servi si informò: ’Ma cosa sta succedendo?’ Quello gli disse: ‘ E’ arrivato tuo fratello e tuo padre ha ucciso il vitello ingrassato perché lo ha riavuto sano.’ Allora lui si adirò e non voleva entrare nella casa” Siamo di fronte a un nuovo quadro che mette in risalto la rettitudine del figlio grande che censura il comportamento del figlio e l’atteggiamento del padre, con una reazione molto umana.                                                                                                                                               12). Un Dio in uscita: Gesù continua “Ora suo padre uscito lo pregava” , evidenziando come ancora una volta   il padre prende l’iniziativa ed esce per andare a pregarlo di entrare in casa, mentre il figlio, recriminando, gli ribatte: “Ecco io ti ho servo da tanti anni, non ho mai trasgredito un tuo comando e tu mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici?; ma ora che questo tuo figlio, il quale ha divorato il patrimonio con le prostituite è tornato, per lui hai ammazzato il vitello ingrassato” Da notare che non dice “Mio fratello” ma “Questo tuo figlio”, prendendo le distanze da lui, come spesso accade nei litigi tra moglie e marito a causa dei figli. Il padre risponde al primogenito “Figlio mio, figlio mio, tu sei stato a casa e io son sempre con te e tu sei sempre con me, e tutte le cose mie sono tue; ma occorreva far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato. ritrovato”                                                                                                                        13). La natura del peccato La parabola evidenzia che entrambi i figli erano indegni del loro padre, con un giudizio più favorevole per il più giovane capace di prendere una decisione e mettersi in discussione, rispetto all’inerzia dell’altro che pur essendo rimasto a casa, credeva di conoscere il padre ma in realtà non lo conosceva e viveva da schiavo in casa a tal punto che non si sentiva libero di prendere un capretto per far festa con gli amici, espressione quest’ultimo di una religiosità che non libera ma opprime, perché legata alla raffigurazione di un Dio severo che pretende obbedienza. In definitiva tutti e due non avevano conosciuto la vera natura del padre: il primo ha vissuto la sua familiarità come una prigione, l’altro è stato sempre in prigione pensando che questa fosse ciò che gli competeva.                                                                                            14). Una parabola in attesa di una conclusione Ma il dramma è che la parabola finisce qui, ed è l’unica parabola del vangelo che finisce senza una conclusione, si chiude con la rappresentazione del padre che supplica il figlio di entrare. Una conclusione che rappresenta l’invito che Dio rivolge a ciascuno di noi di entrare, perché è misericordioso e come lo è stato con chi si era perso, lo è anche con chi non l’ha capito stando a casa. Una parabola che tocca credenti (figlio maggiore) e non credenti (figlio minore), a rivedere una mentalità che ci fa concepire  gli altri come i dissoluti, i peccatori mentre Dio si rivolge non solo a loro ma anche a noi che non abbiamo compreso la sua misericordia proiettando addirittura su di lui l’immagine di un Dio perverso. Del resto chi può dire di non essersi mai perduto, in maniera manifesta o non manifesta? Chi può dire di non essersi rivoltato talvolta contro Dio o di non aver sentito il Vangelo come una prigione, come una legge di cui liberarsi? Il vero peccato in questa parabola è non aver riconosciuto Dio misericordioso e l’anno della misericordia, è un invito a conoscere il vero volto di Dio ed a raccogliere il suo invito ad entrare in casa; un invito rivolto a tutti sia che siamo sulla strada sbagliata sia che pensiamo di essere sulla strada giusta.
(S (Scheda e montaggio video a cura di Onofrio di Gennaro/Parrocchia S.Bernardino,Torino)

Enzo Bianchi - Gesù annuncia la Misericordia di DIO

Enzo Bianchi 
Gesù annuncia la Misericordia di DIO

Audiovisivo con passaggi ed immagini della relazione

La scheda dell'intervento sarà disponibile a breve nella 'Cassetta degli attrezzi'.