martedì 5 luglio 2016

Rettitudine e Misericordia

 I Vangeli attestano che sul tema della misericordia Gesù si è scontrato con gli uomini religiosi del suo tempo, con quanti si sentivano irrepresensibili: Gesù non stava con gli intransigenti della legge, perchè al centro della sua sollecitudine non era la legge ma la salvezza dell'uomo o della donna che incontrava. Non era ossessionato dal peccato, che certo pur condannava, ma sentiva come suo compito l'annuncio della buona notizia che l'amore di Dio salva. In questo, va detto, non ha seguito la predicazione del suo maestro Giovanni il Battista, avendo compreso che ciò che spettava a se, dopo tutta la predicazione profetica, era annunciare il Vangelo, mostrando con parole e azioni che Dio non castiga chi ha peccato e che la misericordia e il perdono di Dio sono più decisivi della legge. Se nell'Antico Testamento, fino a Giovanni, vigeva il principio secondo cui al peccato deve seguire la conversione, e solo in seguito a questa sono possibili il perdono e la misericordia, per Gesù invece, una volta infranta la legge, al peccato segue la misericordia di Dio, la quale può causare la conversione. Non è la virtù che rende capaci di amare, ma è l'amore che rende più virtuosi! Alla peccatrice colta in adulterio, condotta da Gesù affinchè egli confermi la condanna della lapidazione prevista dalla legge, Gesù dice: " Io non ti condanno, ti perdono, e di conseguenza va e non peccare più". L'azione dell'adulterio è condannata, chi ha commesso il peccato no! Verso il peccatore nessuna condanna ma neanche ciò che può essere equivalente ad essa, il giudizio, che invece spetta a Dio solo, su ciascuno e su tutti.


 

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